giovedì 14 luglio 2016

Lago dei Cigni - Versione Ratmansky -Teatro alla Scala




Alexei Ratmansky:
"there is a very simple philosophy behind my recent stagings of the classics - to restore the original choreography of Petipa and Ivanov. no more no less. the notations are very precise about the mechanics of the original steps, which we respectfully follow. I know it is not the only way to stage it, but this is the way I believe in." 

Con queste premesse c'è poco da commentare. O si aderisce a questa filosofia di restore, oppure può essere un po' faticoso apprezzare in toto uno spettacolo, sicuramente affascinante e che sembra molto coerente, ma con qualche punto aperto. Certo da un lato l'intento di ripulire il Lago dalle incrostazioni virtuosistiche aggiunte negli anni anche dagli interpreti e riportare un po' di purezza è molto nobile, d'altro canto mi manca un po' il fascino surreale dei cigni russi.
Di questo Lago d'altronde ho letto unanimi consensi ed entusiastiche recensioni di persone ben più colte di me. Io, per parte mia a causa di coincidenze varie ed anche inaspettate, l'ho visto 4 volte (da pazzi!!!) la generale e poi i tre cast scelti da Ratmansky.
Smarco subito il fatto che il Corpo di Ballo della Scala è ad un ottimo livello. Le tre coppie mi sono piaciute per motivi diversi: Coviello e Valerio molto lirici, Manni e Andriashenko drammatici e Arduino e Del Freo struggenti.
A parte la generale in cui ho visto un po' di momenti scomposti del corpo di ballo, le recite sono state perfette, un corpo di ballo eccelso e ballerini proprio bravi.



Per sommi capi:
Primo atto, bellissimo il pas de trois vivace, con molte piccole batterie e ballato molto bene da tutti e tre i cast (Fagetti Vassallo e Toppi, Agostino Arduino e Fiandra, Madau Cavalleri e Di Clemente).
Il valzer (grande uso di sgabellini, cestini di fiori, nastri e palo di maggio, con tripudio di temps levè) ma soprattutto la polacca li ho trovati un po' di maniera con ripetizioni di passi infinite (poi non capisco perchè la polacca sia ballata senza neanche un passo di polacca ma sarà certamente nelle notazioni originali: forse perchè qui la ballano i contadini).

Alessandra Vassallo, Christian Fagetti e Virna Toppi


Secondo e quarto atto: capisco l'umanizzazione originale dei cigni ma mi manca un po' la dimensione rarefatta e il fascino magico del Lago. Diciamo che alla quarta volta che l'ho visto mi sono un po' abituata. I movimenti di Odette senza le "ali" sono molto romantici, e quasi moderni. Il pdd con l'inserimento di Benno all'inizio e alla fine è strano ma non mi è dispiaciuto per niente (ho imparato poi da Silvia Poletti che Benno in origine era in scena perchè Gerdt che faceva Sigfried era anzianotto e le prese più faticose non le reggeva...).
Luci molto basse, scenografia piuttosto vecchia e imbarazzante, stupendi i costumi (questo direi che vale per tutta la messinscena).
Ci sono dei momenti in cui c'è tantissima gente in scena, forse un po' troppa: tra cigni, cignetti, bambine cigno, cacciatori, Benno e Principe ci saranno più di 50 persone in scena. Molta pantomima, che crea un'atmosfera un po' da film muto.
Vittoria Valerio delle tre è stato il cigno bianco più indifeso e romantico, Nicoletta Manni un cigno molto tragico e Martina Arduino, che debuttava nel ruolo a 19 anni, una ragazza cigno intensa con braccia morbidissime (aggiungo che sembra che stare in palcoscenico sia per lei la cosa più naturale del mondo).
Nel quarto atto il valzer bluette e il pas de deux della versione originale, per me ormai sono un po' distonici rispetto alla natura tragica del quarto atto che a mio parere resta insuperata nella versione di Nureyev (ma visto che questa è l'edizione originale, così doveva essere).

Timofej Andrjiaschenko e Nicoletta Manni

Terzo atto molto bello. La danze di carattere sono brillanti con una coreografia smagliante e perfettamente in stile (unica nota i cappellini dei maschi della danza napoletana, perchè, perchè? ahahahah).
Il passo a due resta un gioiello puro senza virtuosismi aggiuntivi e con molta sostanza.
Ci sono dei momenti della coreografia che mi lasciano un po' stranita in cui non si cambia legazione quando cambia la frase musicale (e non succede solo qui, ma sarà nelle notazioni).
Odile non è un cigno nero ma la perfida figlia di Rothbart, e ci sta benissimo.
Una grande Manni ha ballato un assolo perfetto senza sbavature, giri in attitude da urlo. Il giorno prima ha debuttato nel ruolo in modo stupefacente una splendida Arduino. Botta e risposta notevole fra due Odile di razza, e a beneficiarne è il pubblico :)

Danza Napoletana
Il principe, finalmente, al terzo atto balla (abituati a Nureyev dove balla anche troppo, qui è veramente relegato al ruolo originale di porteur con una grande pantomima e una sola variazione).
Andrjiaschenko è un gran bel principe solare innamorato e tragico con grande tecnica felpata, totalmente degno del ruolo, Coviello interpreta Sigfried in chiave più malinconica e sullo stile del principe triste di Rudy ed è perfetto con la Valerio,  mentre Del Freo, che era al debutto, lo ha reso piuttosto irruento e forse un po'calcato.

Timofej Andrjiaschenko
In sintesi per me è stata un'operazione di recupero e ripristino valida in quanto tale e che resta una versione a sè da accostare alle versioni più attuali.

PS: Sia sul fronte dell'interpretazione che su quello della preparazione tecnica, lo zampino del maitre professeur Murru secondo me si è visto, e molto :)

Le foto sono del 14 luglio primo cast Manni Andrjiaschenko

Christian Fagetti Benno
Timofej Andrjiaschenko e Christian Fagetti
Emanuela Montanari - Valzer

Marco Agostino ed Emanuela Montanari - Valzer

Marco Agostino, Emanuela Montanari, Christian Fagetti e Timofej Andrjiaschenko

Secondo Atto


Timofej Andrjiaschenko e Nicoletta Manni

Timofej Andrjiaschenko e Nicoletta Manni

Timofej Andrjiaschenko e Nicoletta Manni

Christian Fagetti e Nicoletta Manni

Terzo Atto
Valerio Lunadei


Daniela Cavalleri e Valerio Lunadei

Monica Vaglietti

Marta Gerani e Gioacchino Starace

Alessandra Vassallo

Timofej Andrjiaschenko e Nicoletta Manni

Mick Zeni e Nicoletta Manni




Quarto atto

Gaia Andreanò

Stefania Ballone (al centro)





 
Mick Zeni